Se è vero che non può piovere per sempre, un Francavilla cinico e concreto al massimo spezza la serie nera delle 9 gare con soli 3 punti e ritrova il successo in uno dei match meno alla portata, ovvero la trasferta di Teramo. Il cambio in panchina, dunque, dà subito i suoi frutti, ma come ha ammesso lealmente mister Colombo a fine gara, lui in due giorni ha potuto ben poco, il successo è merito della scia di chi c’era prima. Rendendo in sostanza onore a due anni e mezzo di successi, bel gioco ed imprese immortali che hanno contraddistinto l’era Trocini.
Colombo, dunque, mantiene invariato anche il modulo 3-5-2 apportando però un paio di varianti significative nei ruoli: schiera Delvino esterno destro a tutto campo, come già fatto nelle fila dell’Alessandria, ed accentra Giannotti sulla mezzala. In sostanza, più copertura sulle fasce e più propositività in mezzo, con l’impiego contemporaneo di Mastropietro per lo squalificato Castorani. Il match, va detto, non sarà nel complesso spettacolare, con il Teramo che prova a fare la partita esercitando maggior possesso palla fino alla trequarti ma di fatto, nel primo tempo, sarà realmente pericoloso solo due volte, ed in entrambi i casi Bryan Costa conferma il momento di grazia prima su Santoro e poi, soprattutto, salvando di piede su Mungo. Attendista l’atteggiamento della Virtus, che non riesce a pungere sulle ripartenze, creando qualche insidia solo col bel mancino di Ciccone fuori di poco.
La ripresa si apre però con la rete che vorrà dire tre punti, quando, al termine di una ficcante azione sull’out di sinistra, Ciccone lascia partire dal vertice dell’area un mancino bello e impossibile che, forse complice una deviazione, scavalca imparabilmente Lewandovski. Terza perla stagionale per il lombardo. Il Teramo prova a reagire, Paci inserisce finalmente una punta di ruolo, Pinzauti, ma gli attacchi degli abruzzesi, seppur costanti ed intensi, risultano spesso confusi e poco lucidi. Costa sarà inoperoso per tutto il secondo tempo ed anzi Caporale, al termine della proverbiale sgroppata coast to coast, potrebbe raddoppiare se il portiere ospite non respingesse la puntata finale stile futsal. Vazquez, minaccia costate per Diakite e company, esce esausto, ed allora Colombo difende la vittoria con le unghie e con i denti coprendosi con altri due difensori, Sparandeo e Marino.
Liberatorio arriva il fischio finale, a sancire un successo che pesa come un macigno in ottica salvezza, ancor più bello perchè forse inatteso. L’ulteriore trasferta proibitiva sul campo dell’Avellino potrà essere affrontata con maggior fiducia e con meno pressioni, consapevoli che saranno poi le successive (ed ultime) 4 gare a dover sigillare la permanenza della Virtus in serie C per la sesta stagione consecutiva.